TRA CASA E SCUOLA: APPUNTI DI VITA, PENSIERI, PAROLE, RACCONTI, MUSICA, FILASTROCCHE, IMMAGINI E... MOLTO ALTRO ANCORA.
La Rete
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Papa Francesco
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Eccoci arrivati al 31 dicembre 2017 e fra poche ore scoccherà per noi, in altre parti della terra è già scoccato, l'inizio di un nuovo anno, di un nuovo tempo tutto da scoprire e vivere.
Mi rammento di una filastrocca sull'anno nuovo, che era piaciuta ad alcuni lettori, se avete voglia e tempo andate a leggerla, che vi suggerisco come una piccola riflessione sul tempo che ci aspetta.
Che dire alla fine di un anno? Grazie a tutti coloro che sono passati di qui, lettori chiacchieroni e lettori silenti, lettori che sono a loro volta blogger e no, lettori che ormai sono come vicini di casa e quelli che ancora sono un poco distanti, lettori che stanno vivendo un momento magico e quelli che stanno soffrendo, insomma...
Grazie, grazie a tutti voi, di cuore, se il blog va avanti e cresce di anno in anno lo deve proprio a voi, cari lettori e che il Nuovo Anno vi colmi di tanta pace, salute e serenità, anche nell'affrontare le novità, belle o brutte che siano, che ad alcuni riserverà (perdonate la rima).
La fine di un anno induce sempre a tirare le fila di un tempo che sta per chiudersi. Se dovessimo considerare il tempo non come scansione di minuti, ore, giorni, settimane, mesi, anni, forse, e dico forse, sapremmo viverlo in modo diverso e magari in modo migliore, chi lo sa? Sta di fatto che in questa nostra vita, in questo nostro spazio/tempo il tempo, appunto, lo si vive calcolandolo in parole e numeri e quello che sta per arrivare si chiamerà duemiladiciotto ma, attenzione, non per tutti avrà questo nome, questo numero. Per il calendario ebraico quello che verrà sarà l’anno 5778 dalla creazione, individuata nel 3761 a. C. Per il calendario islamico sarà il 1439, da quando Maometto lasciò la Mecca per recarsi a Medina nel 622. Per il calendario cinese, l’anno che verrà, sarà il 4715, da quando fu inventato il calendario individuato nel 2637 a. C.
Che si chiami in un modo o in un altro quello che sta per incominciare sarà un nuovo tempo da vivere e, speriamo, da saper vivere appieno, che sia un tempo bello e buono o brutto e cattivo. Ma se ci soffermiamo un attimo a pensare, ogni volta che apriamo gli occhi a un nuovo giorno è un nuovo tempoche ci è donato per vivere appieno. E quindi, il mio augurio per ciascuno di noi è che non vada sprecato nemmeno un attimo di tempo donatoci, perché in un attimo può esserci un anno intero.
Oggi mi sono incontrata con due vecchie amiche insegnanti con le quali ho lavorato anni fa e mentre ero in treno, per raggiungere la città, ho pensato a voi e mi sono detta che il post di stasera sarebbe stato una serie di domande.
Ebbene, mentre io ero in giro per vie trafficate e ancora adorne di Natale, mentre ero a pranzo in un localino tutto lilla dalla cui finestra in alto si vedeva la cupola di una chiesa e poi ancora mentre ero in un minuscolo bar a bere un caldo e corposo tè fra chiacchiere, risate, ricordi e discorsi seri, con le mie care amiche, voi che cosa stavate facendo? Che cosa avete visto fuori della vostra finestra? O siete stati in giro anche voi? E con chi?
A voi la parola, grazie.
Nel post dell'anno scorso, di questi tempi, vi avevo offerto un pezzo a parere mio molto suggestivo e in tema al periodo, che vi consiglierei di riascoltare. A distanza di un anno vi offro questo pezzo, sempre dei Pogues, gruppo folk punk anglo-irlandese che spopolò negli anni '80 e '90... Che dire di questa musica? A me fa sognare. Spero vi sia gradita.
Dovessi scrivere io un trattato di morale, avrebbe cento pagine, novantanove delle quali assolutamente bianche. Sull'ultima poi scriverei: conosco un solo dovere ed è quello di amare. A tutto il resto dico no.
"È solo una mia impressione o quando ci scambiamo gli auguri di buon
natale, virtuali o reali che siano, sono intrisi di una strana
malinconia-nostalgia indecifrabile e indefinibile? Senza volerlo, senza
saperlo, forse, desideriamo davvero che questo giorno ci porti qualcosa
che ci colmi, ci appaghi, ci riconcili col mondo intero. Senza saperlo,
senza volerlo, forse, ci sentiamo orfani di qualcosa, di qualcuno,
soprattutto in questi giorni febbrili. Credo che ciò dipenda dal fatto
che ciascuno di noi, credente o no, porti dentro di sé quel sigillo
incancellabile di eternità a cui anela per tutta la lunghezza della sua
vita, altrimenti perché si ha l'impressione che ci manchi sempre
qualcosa? Che il Natale sappia colmare in ciascuno di noi le assenze percepite".
Questi erano i miei auguri del Natale 2016
ebbene, in questi giorni ci siamo scambiati auguri a non finire e alcuni lettori mi hanno persino scritto mail per augurarmi personalmente Buon Natale. Oltre a ringraziare questi amici del mondo virtuale, ma che sono persone più che reali,vorrei che giungesse loro, e a tutti voi, ovviamente, la mia vicinanzacol pensiero e la preghiera, perché come dicevo l'anno scorso, e ancor più lo sento in questo Natale, molti di noi sono nella tristezza, nella malinconia, nella solitudine, nella sofferenza e allora cosa c'è di più bello che il sentirci uniti?
E allora invito tutti voi a rivolgere un pensiero davvero specialea tutti gli amici conosciuti andando di blog in bog, quindi pensate anche a me, mi raccomando. Buon Natale a tutti.
Natale sta arrivando e gli impegni che il periodo richiede mettono a dura prova anche chi dice di non amare il Natale, speriamo solo di non dimenticarci a chi dobbiamo tutto questo. A proposito, cosa vorreste per Natale? Insomma, Babbo Natale vi porterà qualcosa, no? Quale dono o doni vorreste trovare sotto l'albero?
«Lo sai, maestra, che mia mamma ha fatto il presepe?».
«Io no, io c' ho l'albero e poi ci mette tutti i pacchetti, sotto».
«Chi mette i pacchetti?».
«Babbo Natale».
«Il mio presepe c' ha tutte le casette e poi le luci e tante pecore, però Gesù non c'è».
«Non è ancora nato!».
«È vero, neh che nasce a Natale?».
« Eh, sì, la notte di Natale»... e si va avanti così, mentre il presepe della scuola si arricchisce di nuovi personaggi.
Poi, a Natale vedremo questa piccolezza, questa cosa piccola: un bambino, una stalla, una mamma, un papà … Le cose piccole. Cuori grandi ma atteggiamento di piccoli. E su questo germoglio si poserà lo Spirito del Signore, lo Spirito Santo, e questo germoglio piccolo avrà quella virtù dei piccoli, e il timore del Signore. Camminerà nel timore del Signore. Timore del Signore che non è la paura: no. È fare vita il comandamento che Dio ha dato al nostro padre Abramo: ‘Cammina nella mia presenza e sii irreprensibile’. Umile. Questa è umiltà. Il timore del Signore è l’umiltà”.
“Vivere l’umiltà, l’umiltà cristiana, è avere questo timore del Signore che – ripeto – non è paura, ma è: ‘Tu sei Dio, io sono una persona, io vado avanti così, con le piccole cose della vita, ma camminando nella Tua presenza e cercando di essere irreprensibile’. L’umiltà è la virtù dei piccoli, la vera umiltà, non l’umiltà un po’ di teatro: no, quella no. L’umiltà di quello che diceva: ‘Io sono umile, ma orgoglioso di esserlo’. No, quella non è la vera umiltà. L’umiltà del piccolo è quella che cammina alla presenza del Signore, non sparla degli altri, guarda soltanto il servizio, si sente il più piccolo. È lì, la forza”.
“Guardando Gesù che esulta nella gioia perché Dio rivela il suo mistero agli umili, possiamo chiedere per tutti noi la grazia dell’umiltà, la grazia del timore di Dio, del camminare nella sua presenza cercando di essere irreprensibili. E così, con questa umiltà, possiamo essere vigilanti nella preghiera, operosi nella carità fraterna ed esultanti di gioia nella lode”.
Con una "scheggia" di albero trovato nel bosco ho realizzato questo semplicissimo presepe con tanto di Sacra Famiglia, Angeli, stella cometa, pastori con pecore e re Magi.
"Cara Santa Lucia,
io sono Luca, per favore puoi portarmi questi doni? Io Voglio la moto della polizia e poi il Trasformer quello giallo e anche il biliardino che così gioco con mio fratello e anche mio papà e mia mamma e poi dalla nonna voglio il comandante di guerre stellari e i cioccolatini, anche a casa mia mi porti anche i cioccolatini e le caramelle e io metto l'acqua e la carota per il tuo asinello e anche la paglia e preparo il caffè, però io sono a letto e c'è mia mamma che ti dà il caffè. E poi io metto la candela sulla finestra così se piove e c'è troppo buio tu vedi dov'è la mia casa. Ti prometto che farò il bravo e non do più i pugni ai miei amici".
D. Dono
E. Elemento
F. Fiocchi
G. Ghiaccio
H. Help
I. Impronte
L. Luce
M. Moon boot
N. Notte
O. Opalescente
P. Pista
Q. Quadretto
R. Rifugio
S. Silenzio
T. Tacita
U. Unica
V. Velo
Z. Zampognari
sinforosa castoro
P.s. Chiunque è invitato a creare un alfabeto analogo. Buon divertimento.
... Quando Giuseppe viene a sapere che Maria aspetta un bambino la vuole mandare via, ma l'Angelo gli dice: «Giuseppe non avere paura di sposare Maria perché il bambino che aspetta è il figlio di Dio Padre». Allora Giuseppe non la manda via e sta sempre con lei e farà lui il papà di Gesù, perché Dio Padre non può, lui è in cielo! L.B. anni 5
... Diciamo che in questi ultimi giorni si sono avvicendate tante novità, una dietro l'altra, non necessariamente semplici o straordinariamente belle, ma questa è la vita, che sorprende, sempre.
Chi non conosce le carezze del Signore non conosce la dottrina cristiana! Chi non si lascia carezzare dal Signore è perduto! È questo il lieto annuncio, questa è la sincera esultanza che noi oggi vogliamo. Questa è la gioia, questa è la consolazione che cerchiamo: che venga il Signore con la sua potenza, che sono le carezze, a trovarci, a salvarci, come la pecora smarrita e a portarci nel gregge della sua Chiesa. Che il Signore ci dia questa grazia, di aspettare il Natale con le nostre ferite, con i nostri peccati, sinceramente riconosciuti, di aspettare la potenza di questo Dio che viene a consolarci, che viene con potere ma il suo potere è la tenerezza, le carezze che sono nate dal suo cuore, il suo cuore tanto buono che ha dato la vita per noi. Papa Francesco, Omelia in Santa Marta, 6 dicembre 2016
* Tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici.
sinforosa castoro
P.s. Chiunque è invitato a creare un alfabeto analogo. Buon divertimento.
Siamo in Spagna, a Mérida, Eulalia, una bambina di famiglia cristiana, viene allontanata dai parenti per nasconderla alla persecuzione di Diocleziano, ma la bambina, dodicenne, se ne va da quella casa sicura e, attraversando a piedi nudi i campi gelati, ritorna in città e si presenta al tribunale proferendo una sola parola, che diventerà la sua condanna: « Credo».
Il martirio, nel 304, fu crudele. Straziata con ferri e uncini, viene poi mutilata in più parti del corpo. Il suo martirio, così cruento per una bambina tanto piccola, col passare del tempo si fece sempre più ricco di particolari commuovendo l'intera Spagna e ispirando artisti e poeti tanto che la santa bambina viene rappresentata come la santa bianca: bianca la colomba che esce dalla sua bocca spalancata, bianca la neve che coprirà il suo corpo rosso di sangue, bianchi i fiori che sbocceranno in pieno inverno sul luogo della sua sepoltura, bianca la chiesa che si ergerà sulle sue reliquie. Santa Eulalia si festeggia il 10 dicembre.
Lui ha quattro anni e finalmente sta un po' uscendo dal buco, impugna bene il pennarello e verbalizza il suo disegno, molto originale.
«Cos'hai disegnato».
«I pidocchi».
Una gentile collega di nome Raffaella mi ha lasciato un commento sul post Babbo Natale che scendi dal camin e mi chiede dove può ascoltarla.
Ebbene, io non lo so, ma le ho promesso che avrei pubbicato il video cantandola. Eccola, ora pensaci tu, maestra Raffaella, e buon Natale a te e ai tuoi alunni.
Oggi, con la festa di Cristo re dell'universo, si conclude l'anno liturgico.Una delle azioni di un re è quella di esercitare il giudizio.
Con quale metro Cristo Re, alla fine del tempo, ci giudicherà?
Con quello delle parole del Vangelo di oggi.
Cristo Re, le ha vissute proprio tutte queste situazioni: povero, straniero (in terra d'Egitto), prigioniero (arrestato, torturato, deriso), malato (sofferente e assetato sulla croce).
La solennità e la forza di queste parole fanno rabbrividire. E la ricompensa o la condanna saranno esemplari.
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«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, sederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna». Mt. 25,31-46
Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte. E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch’egli, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti. 1 Cor. 15, 20 - 26. 28
In questa giornata in cui si fa memoria di tutte le violenze subite dalle donne in ogni dove, ripropongo questo post che è un po' il "mio" Manifesto contro ogni violenza, perché nessuno alzi più la mano contro nessuno. La violenza, anche se nascosta, offuscata dal politicamente corretto, giustificata da mode o dal pensiero comuni, non detta, non pubblicizzata, non gridata è sempre e comunque Violenza.
Il post di ieri ha suscitato molti commenti interessanti. Il commento di Silvia, quello di Maris e quello di Vincenzo mi hanno stuzzicato nuove riflessioni e con questo post, che voglio breve per non annoiare, desidero esprimerle.
Come dicevo a Silvia, in risposta al suo commento, la soddisfazione che può provare una maestra è un qualcosa in più e di diverso della soddisfazione di una mamma. Dopotutto quei bimbi non sono "i suoi", eppure la maestra vuole bene loro come se lo fossero, è attenta alla loro crescita, non solamente dal punto di vista didattico ma anche umano. Li rassicura, li consola, gioca, canta, si diverte con loro, sa dire anche dei no sapendo che quella parolina scatenerà la rabbia nell'altro, ma persevera. E poi dialoga, fa riflettere... dopotutto non sono suoi figli, ma ormai fanno e faranno sempre parte della sua vita. Addirittura, e qui mi riferisco al commento di Maris, la maestra li porta a casa, parla delle loro marachelle, delle loro conquiste, dei loro problemi, insomma i figli della maestra devono spartirsi la mamma con altri centinaia di alunni-fratelli. Al proposito, scusate questa divagazione personale, qualche anno fa ero al supermercato con un figlio e incontro un mio ex alunno ormai maggiorenne, baci abbracci e mio figlio, molto più grande di quel mio ex alunno, si fa avanti, allunga la mano e gli dice: «... Quindi tu sei il famoso... mi pare di conoscerti, tanto mia mamma parlava di te». La maestra "porta a casa i suoi bambini" e questo è confermato anche dalle parole di Maris, figlia di un'insegnante, appunto. Per quanto riguarda il commento di Vincenzo ho già detto la mia e comunque non ci sono né parole né giustificazioni per l'atteggiamento di "quelle" maestre che, chissà per quale motivo o forse per innumerevoli motivi, degenerano al punto da sembrare fuori di senno... poveri bambini!
Lui è stato uno dei primi bambini stranieri che ho avuto in classe, arrivava dal Marocco ed era un bellissimo bambino con due occhi che sembravano due marroni. Mamma e papà sempre disponibili, cordiali e gentili.
L'altro giorno, dopo anni, li incontro. La mamma mi abbraccia e mi dice, nel suo italiano ancora incerto nonostante gli anni passati, che lui, il bambino ormai diciannovenne, parla ancora di me, della scuola e dai sorrisi di questa mamma col velo comprendo che il ricordo è un bel ricordo. Anch'io le dico che ho bene in mente suo figlio e anche per me il ricordo è un ricordo bello. Il papà, più padrone della nostra lingua, mi aggiorna sul figlio: dopo il liceo scientifico adesso è a Parigi per perfezionare gli studi. Ci si saluta cordialmente, io inforco la mia bici e me ne vado gongolante e sorridente, chissà magari i passanti mi prendono per matta, loro non sanno che queste sono le vere soddisfazioni per una maestra.
Per il compleanno del mio blogghino, che oggi compie cinque anni, cinque anni di impegno, nuove conoscenze, nuove letture, nuovi amici, molti dei quali purtroppo persi durante il cammino, ma subito rimpiazzati da altri - è il bello di questa immensa piazza virtuale -, un pezzo ancora così attuale del grande Bob Marley e un auspicio per il nostro mondo.
Redemption song
Grazie a tutti voi, lettori, che siete la necessaria spinta per mandare avanti questo progetto iniziato cinque anni fa.
Bullismo?
"Eh, ma la scuola dovrebbe fare qualcosa..."
Discriminazioni?
"Eh, ma la scuola dovrebbe fare qualcosa..."
Ultras allo stadio?
"Eh, ma la scuola dovrebbe fare qualcosa..."
Violenza sulle donne?
"Eh, ma la scuola dovrebbe fare qualcosa... "
Bambini sfruttati?
"Eh, ma la scuola dovrebbe fare qualcosa... "
Mancanza di senso civico?
"Eh, ma a scuola dovrebbe fare qualcosa... "
... E si potrebbe andare avanti all'infinito.
Premesso che la scuola fa e fa tanto, per non dire tantissimo, forse voi non lo sapete ma questa è la verità, una domanda la faccio anch'io: "Ma, voi, famiglie, che cavolo fate?". Scusate il tono ma, voglio dire, i figli prima di essere "della scuola" sono vostri.
Sono i vostri figli, per sempre, anche quando non andranno più a scuola.
Siete voi i primi educatori.
Voi i primi ad ascoltarli, rassicurarli.
Voi i primi a dover insegnare a discernere il bene dal male.
Voi i primi a insegnare loro a leggere e ad avere un giudizio critico sulla storia.
Voi i primi a insegnare le regole del vivere civile.
Voi i primi a non accontentare ogni loro capriccio "perchè così è più facile-semplice".
Voi i primi a dover dare l'esempio.
Nella scuola ci staranno tanti anni, è vero, passeranno di maesra in maesra, di professore in professore, ma saranno sempre e solo i vostri figli e quindi datevi una mossa.
Grazie.
sinforosa castoro n.b. Tutte le immagini prese dalla rete
Era famoso il Romanzo in sei parole scritto da Hemingway per vincere una scommessa: «For sale: baby shoes, never worn» (Vendesi: scarpe per neonato, mai indossate). Chi ha voglia di partecipare? Un racconto in tre parole con tema Novembre Questi sono i miei. Quali preferite?
Amplesso di colori
Mescolanze di sapori
Incorporee assenze presenti
sinforosa castoro Vai a leggere anche la Sfida 22 e partecipa
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi
servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un
altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.
Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne
guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne
guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento,
andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro.
Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri
cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho
guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il
suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto;
prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore,
mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene,
servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel
poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo
padrone”.
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e
disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai
seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a
nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”.
Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto
dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto
affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato
il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha
i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà
nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il
servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore
di denti”». Mt 25,14-30
Il Signore risponde molto duramente a quel servo che ha conservato il talento avuto in dono, ma cos’è che ha dato fastidio al Signore? È quel peccato molto attuale oggigiorno, come in ogni tempo, ed è quel peccato che tocca tutti, forse ancor più i credenti, è il peccato di omissione.
Il messaggio di oggi è chiaro. Non basta non fare il male, bisogna fare il bene, è necessario far fruttare i talenti che il Signore ci ha donato e che ha donato a tutti.
E quali sono i desideri del Signore? .Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. Mt 2,40
I poveri, nella carne, nella mente e nello spirito, sono i destinatari dei nostri personali talenti. Non possiamo dire che non ci riguarda, che è colpa della società, degli altri, della politica, eccetera e con queste motivazioni venirne fuori e rimanere nell’indifferenza, questo non è gradito al Signore, che non ci vuole paurosi amministratori, ma figli.
Non è sufficiente quindi non peccare e osservare scrupolosamente le “regole”, è necessario spenderci per i poveri nei quali vive il Signore.
Siamo tutti mendicanti dell'Essenziale, di Dio, che dà senso alla vita.
Nella logica di Dio non è saggio investire in realtà che sciameranno, moriranno. Tutto ciò che investiremo nell'amore, al contrario, resterà. Tutto passa, non si dimentichi. Al contrario, l'amore seminato lungo questa unica e insostituibile vita che ci è donata resterà, per l'eternità.
In questo sabato di metà novembre vi lascio con questo pezzo
There's a fire starting in my heart
Reaching a fever pitch, and it's bringing me out the dark
Finally, I can see you crystal clear
Go ahead and sell me out, and I'll lay your ship bare
See how I'll leave with every piece of you
Don't underestimate the things that I will do
There's a fire starting in my heart
Reaching a fever pitch, and it's bringing me out the dark
The scars of your love remind me of us
They keep me thinking that we almost had it all
The scars of your love, they leave me breathless
I can't help feeling
We could have had it all
(You're gonna wish you never had met me)
Rolling in the deep
(Tears are gonna fall, rolling in the deep)
You had my heart inside of your hand
(You're gonna wish you never had met me)
And you played it to the beat
(Tears are gonna fall, rolling in the deep)
Baby, I have no story to be told
But I've heard one on you
Now I'm gonna make your head burn
Think of me in the depths of your despair
Make a home down there
As mine sure won't be shared
(You're gonna wish you never had met me)
The scars of your love remind me of us
(Tears are gonna fall, rolling in the deep)
They keep me thinking that we almost had it all
(You're gonna wish you never had met me)
The scars of your love, they leave me breathless
(Tears are gonna fall, rolling in the deep)
I can't help feeling
We could have had it all
(You're gonna wish you never had met me)
Rolling in the deep
(Tears are gonna fall, rolling in the deep)
You had my heart inside of your hand
(You're gonna wish you never had met me)
And you played it to the beat
(Tears are gonna fall, rolling in the deep)
Could have had it all
Rolling in the deep
You had my heart inside of your hand
But you played it with a beating
Throw your soul through every open door
Count your blessings to find what you look for
Turn my sorrow into treasured gold
You'll pay me back in kind and reap just what you sow
(You're gonna wish you never had met me)
We could have had it all
(Tears are gonna fall, rolling in the deep)
We could have had it all
(You're gonna wish you never had met me)
It all, it all, it all
(Tears are gonna fall, rolling in the deep)
We could have had it all
(You're gonna wish you never had met me)
Rolling in the deep
(Tears are gonna fall, rolling in the deep)
You had my heart inside of your hand
(You're gonna wish you never had met me)
And you played it to the beat
(Tears are gonna fall, rolling in the deep)
We could have had it all
(You're gonna wish you never had met me)
Rolling in the deep
(Tears are gonna fall, rolling in the deep)
You had my heart inside of your hand
(You're gonna wish you never had met me)
But you played it
You played it [x2]
You played it to the beat
C'è un fuoco che inizia nel mio cuore
Raggiunge un livello febbrile
mi porta fuori dal buio
Finalmente riesco a vederti chiaramente
vai avanti e vendimi,
e io metterò le tue cavolate allo scoperto
Vedi come parto con ogni tuo pezzo
Non sottovalutare le cose che farò
C'è un fuoco che inizia nel mio cuore
Raggiunge un livello febbrile
mi porta fuori dal buio
Le cicatrici del tuo amore mi ricordano di noi
E mi fanno pensare che abbiamo avuto quasi tutto
Le cicatrici del tuo amore mi lasciano senza respiro
non riesco a non sentire che
Potevamo avere tutto
rotolando nel profondo
Avevi il mio cuore tra le tue mani
e hai giocato
con il suo battito
Tesoro non ho alcuna storia da raccontare
ma ne ho sentita una su di te
e farò bruciare la tua testa
Pensando a me nel profondo della tua disperazione
Facendomi una casa lì che
Ti ricorderà la casa che abbiamo condiviso
Le cicatrici del tuo amore mi ricordano di noi
E mi fanno pensare che abbiamo avuto quasi tutto
Le cicatrici del tuo amore mi lasciano senza respiro
non riesco a non sentire che
Potevamo avere tutto
rotolando nel profondo
Avevi il mio cuore tra le tue mani
e hai giocato
con il suo battito
Potevamo avere tutto
rotolando nel profondo
Avevi il mio cuore tra le tue mani
e hai giocato
con il suo battito
Butta la tua anima in ogni porta aperta
Conta le tue benedizioni per trovare cosa stai cercando
Trasforma il mio dolore in oro prezioso
Mi hai pagato in natura ora raccogli ciò che hai seminato
Potevamo avere tutto
Potevamo avere tutto
Tutto, tutto...
Potevamo avere tutto
rotolando nel profondo
Avevi il mio cuore tra le tue mani
e hai giocato
con il suo battito
Potevamo avere tutto
rotolando nel profondo
Avevi il mio cuore tra le tue mani
e hai giocato, giocato, giocato
con il suo battito
In un commento al post di allora mi aveva contattato l'autore della canzone a cui va il grazie di tutte noi maestre, perché è una bellissima canzone cantata ormai da centinaia di bambini in ogni parte d'Italia. In quell'occasione, 16 novembre 2016, l'autore, Mario Piatti, nel suo commento, indicava anche il link per ascoltare la musica originale.
Cara Collega, avevo registrato in un video col telefono tutta la canzone ma il video era troppo pesante e non si riusciva a caricare nel blog sicché ho cantato solamente due strofe. Da queste puoi capire e imparare la canzone come la so io. Preciso che le ultime due strofe non sono dell'autore ma mie, Mario Piatti mi perdonerà, ne sono sicura.
A te, maestra Anna, e a tutti i tuoi alunni buona festa di Natale.
Babbo Natale vestito di bianco
porta i tuoi doni a chi è forte a chi è stanco,
porta i tuoi doni
che son sempre veri,
Babbo Natale di oggi e di ieri.
Rit. Tanti auguri a tutto il mondo
tanti auguri con un girotondo.
Babbo Natale vestito di giallo
porta i tuoi doni a chi è brutto a chi è bello,
porta i tuoi doni a grandi e piccini,
Babbo Natale che ami i bambini.
Rit.
Babbo Natale vestito di rosso
porta i tuoi doni con un cesto grosso,